MIO PAPA BENEDETTO

(Traduzione leggermente edita del mio “blog” del 29 gennaio 2023)

1. Il Papa Benedetto che io ricordo

Non ricordo quando ho incontrato Papa Benedetto per la prima volta. Ricordo bene, però, che quando l’ho incontrato personalmente, subito mi sono accorto che era proprio l’opposto di quello che qualcuno usava descrivere come il “rottweiler” di Dio. Io ho sentito subito che era la persona più gentile che io abbia mai conosciuto.

Ovviamente, essendo incaricato della Congregazione per la Dottrina della Fede, in tutti quegli anni doveva anche mettere in questione certi teologi per le loro discutibili vedute e dottrine. Ma io so che anche questi teologi sono stati sempre trattati con rispetto, cortesia, perfino si può dire con gentilezza.

Papa Benedetto (ma allora ancora Card. Ratzinger) era ancora più grazioso verso la gente in genere. Egli lavorava nella Congregazione della Dottrina. Il suo ufficio era alla destra della Basilica di San Pietro, ma la sua abitazione era dalla parte sinistra della Basilica. Passando ogni giorno attraverso Piazza San Pietro, egli si fermava a salutare quelli che lo salutavano. Era molto gentile con loro e li benediceva.

Io poi ho cominciato ad avere più contatti col Card. Ratzinger in quelle riunioni organizzate dal Card. Tomko della Congregazione di Propaganda Fide in cui si discutevano i problemi della Chiesa in Cina. Gli interventi di Card. Ratzinger erano sempre molto ragionati e fatti in maniera molto umile. Con la sua memoria formidabile, ricordava tutto quello che gli altri avevano detto.

2. Il Papa Benedetto che io amo tanto

Ringrazio il Signore per la ottima formazione nella Congregazione Salesiana: nel Noviziato, negli studi di filosofia. I Salesiani sono piuttosto conservativi. Quando andai a ricevere formazione ulteriore in filosofia e teologia in Italia, i nostri professori erano anche molto seri e ben fondati. Tutto questo mi aiuta a rispettare e ad apprezzare le tradizioni della Chiesa.

È vero che erano tempi quando c’era un’atmosfera pre-conciliare e noi giovani studenti certamente avevamo molte aspettative per il rinnovamento della Chiesa, ma non un rinnovamento come abbandono del passato o solo fiducia nel futuro. Il discorso inaugurale di Papa Giovanni XXIII al Concilio aveva proprio espresso quello che noi aspettavamo dal Concilio.

Si usa dividere gli studiosi in conservatori e progessisti e in quel senso il giovane professore Joseph Ratzinger, l’esperto portato al Concilio Vaticano II dal Card. Frings di Colonia, apparteneva alla cosiddetta ala progressista. Ma questa dicotomia è problematica, perché la vita è proprio fatta dal bilanciamento tra conservazione e progresso. E difatti Ratzinger, che allora era categorizzato come progressista, dopo lo hanno messo nella categoria dei conservatori. Il fatto è che la teologia di Papa Benedetto è veramente insieme fedele alla tradizione ed originale nella sua esplicazione. Ed io, avendo la mia formazione nella Congregazione Salesiana, ho trovato particolarmente facile identificarmi con l’insegnamento di Papa Benedetto.

La confusione che è venuta dopo il Concilio è dovuta alla insistenza dei due rami estremi della polarità conservazione-progresso, mentre invece l’autorità garantita è data dal Concilio. Quando Papa Giovanni Paolo I e Papa Giovanni Paolo II hanno preso questo doppio nome era proprio per dire che come Papa non avevano altro programma che quello del Concilio iniziato da Giovanni XXIII e condotto alla fine da Paolo VI. Certo, in questo Concilio, molti teologi hanno aiutato, tra cui Joseph Ratzinger, e questi due Papi, Papa Giovanni Paolo e Papa Benedetto, hanno guidato la Chiesa con sicurezza dopo il Vaticano II.

3. Il Papa Benedetto che io ho da pensare aveva un po’ di predilezione per me

In quelle riunioni organizzate dal Card. Tomko, come dicevo, la Congregazione di Propaganda Fide collaborava bene per gli affari della Chiesa in Cina con l’allora Segreteria di Stato. Il Card. Ratzinger prendeva parte a queste riunioni in qualità di Prefetto della Congregazione per la Dottrina. Quando egli successe a Giovanni Paolo II col nome di Benedetto XVI, ha manifestato un interesse particolare per la nostra Chiesa in Cina. La scelta dei Cardinali è dovuta all’esclusiva e personale libertà del Papa. Io allora avevo già presentato la lettera di ritiro come Vescovo di Hong Kong e invece Papa Benedetto mi ha messo nel primo gruppo dei Cardinali da lui scelti. Mi ha chiarito anche che ha fatto questo proprio perché io contribuissi agli affari della Chiesa in Cina.

Io ebbi l’opportunità di incontrare l’Arcivescovo Anglicano di Canterbury Rowan Williams, grande amico di Papa Benedetto. Io gli chiesi: “Che ne dice del nostro Papa?” Egli senza esitazione mi rispose: “He is very shy” (“È una persona molto timida”).

Papa Benedetto è stato molto restio ad usare la sua autorità. L’allora Prefetto di Propaganda Fide era un prominente Cardinale Dias, dall’India. Il Segretario di Stato era il Card. Bertone, ovviamente scelto dal Papa, e capita anche che fosse un salesiano come me. Ma allora l’incaricato per dialogare con la Cina era Mons. Parolin, Sottosegretario della Segreteria di Stato. Egli seguiva piuttosto il Card. Dias ed ambedue non seguivano tanto la strategia di Papa Benedetto.

I due capi di Dicasteri ovviamente non accettavano la mia partecipazione negli affari della Chiesa in Cina. Io mi lamentai col Papa e chiesi che lasciasse che io parlassi ai due alla presenza di Sua Santità. Ciò non avrebbe causato un po’ di imbarazzo al Papa, sentire le mie lamentele davanti a questi suoi due alti Ufficiali? Eppure il Papa accettò la mia richiesta. Sfortunatamente, quell’incontro non ha servito molto.

La Lettera scritta da Papa Benedetto alla Chiesa in Cina nel 2007 è un capolavoro di equilibrio di dottrina e di atteggiamento di apertura verso il Governo. Purtroppo questa Lettera è stata parzialmente sciupata (si può consultare il mio libro: “Per amore di Sionne io non posso star zitto”). Papa Benedetto ha anche stabilito una possente Commissione, ma anche per il differente punto di vista del Card. Dias e di Mons. Parolin, questa non ha potuto dare il frutto che ci si poteva aspettare. Quando Parolin tornò a Roma come Segretario di Stato fece semplicemente sparire la Commissione alla chetichella.

Dopo che Papa Benedetto si è ritirato, l’ho potuto visitare anche qualche volta, ma ovviamente non è questione di parlare di affari. Quando egli pubblicò il suo ultimo libro “Ultime conversazioni”, egli mi mandò immediatamente una copia con la dedica: “In comunione di preghiera”.

Poco dopo, l’Arcivescovo Savio Hon Tai Fai, forse non sapendo che il Papa me ne aveva già mandata una copia, ne comperò una e la fece firmare dal Papa. Questa volta la dedica fu: “In unione di preghiera e pensiero”. Io penso: se credo di essere un favorito di Papa Benedetto, non sono molto lontanto dalla verità.

Papa Giovanni Paolo II tratteneva volentieri ospiti a tavola. Papa Benedetto lo faceva più raramente. Ma in quell’anno che ho accompagnato i Diaconi Permanenti della Diocesi di Hong Kong a un pellegrinaggio e il Papa faceva le vacanze in un edificio della Diocesi di Belluno, sapendo che io da Venezia dovevo andare a quel luogo di villeggiatura, il Papa si interessò, attraverso i suoi aiutanti, perfino di avere un elicottero della Polizia Italiana a portarmi al suo luogo di villeggiatura. Ottenne anche che la Polizia guidasse il pullmann dei nostri Diaconi al luogo dove si disse l’Angelus. Alla fine dell’Angelus nella piazza, qualcheduno mi dice: “Il Papa la invita a pranzo”. Non dimenticherò mai l’atmosfera di calore e bontà durante quel pasto.

發佈留言

發佈留言必須填寫的電子郵件地址不會公開。 必填欄位標示為 *