Oggi 3 Luglio un anno fa

In questi giorni quali pensieri stanno occupando la mente della gente di Hong Kong? Qualcuno forse sta riandando alla mezzanotte del primo luglio 23 anni or sono: c’era chi festeggiava il ritorno alla madrepatria con canti e danze, c’era dall’altra parte della strada gente che gridava proteste (similmente oggi il passaggio della “National Security Law” ha diviso la popolazione di Hong Kong).

Qualcuno forse ricorda con nostalgia la marcia del primo luglio dell’anno scorso, “e’ stata l’ultima della storia?”. “Sono finite in una completa sconfitta le sfilate dei ‘pacifici–razionali–non violenti’?”. “Che cosa abbiamo ottenuto con le proteste contro l’articolo 23, con ‘Occupy Central’, con le proteste contro la legge dell’estradizione e contro le brutalita’ della polizia, noi uniti, i pacifici e gli aggressivi?”

C’e’ chi preoccupato si domanda: come facciamo adesso che e’ arrivata la legge della National Security?

Alla mia memoria invece si ostina a presentarsi quel che mi era capitato il 3 luglio l’anno scorso a Roma.


Il 28 giugno l’anno scorso usciva un documento della Santa Sede “Orientamenti pastorali della Santa Sede circa la registrazione civile del clero in Cina”.

La cosa strana era che il documento veniva emanato dalla “Santa Sede”, senza specificazione di quale dipartimento e con nessuna firma di persone responsabili. Piu’ tardi ho chiesto al card. F. Filoni, l’allora Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli: “Lei ha forse rifiutato di firmare?” La risposta fu “Nessuno mi ha chiesto di firmare”. Ho chiesto al Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede: “Non e’ passato quel documento attraverso la Sua previa visione?” “No! Oggi tutto quel che riguarda la Chiesa in Cina e’ esclusivamente nelle mani del Segretario di Stato”.

Siccome giudico il documento estremamente immorale, il 29 giugno ho preso l’aereo per Roma, giunto la’ la mattina del 30 ho consegnato subito una mia lettera al Santo Padre presso la Casa Santa Marta, in cui pregavo Papa Francesco di concedere, entro 4 giorni, una seduta di discussione sul documento tra me e Parolin, alla Sua presenza.

Non ricevendo risposta il primo Luglio consegno un’altra lettera insieme con i miei “dubbia” (vedi il mio blog) sul documento che mi risulta contrario alla sana dottrina della fede in quanto incoraggia i fedeli ad iscriversi ad una Chiesa che oggettivamente e’ scismatica.

Il 2 luglio arriva la risposta: “Basta che parli al Card. Parolin”. “Dica al Santo Padre, fu la mia risposta, parlare con Parolin senza la Sua presenza sarebbe una perdita di tempo. Allora torno a Hong Kong a mani vuote.”

Il giorno 3 arriva un invito del Papa a cena, in Santa Marta, insieme con il Card. Parolin.

La cena fu molto semplice, durante la quale credendo disdicevole bisticciare durante il pasto, parlavo della situazione di Hong Kong. Il Card. Parolin stava zitto tutto il tempo. Il Santo Padre era pieno di affetto verso di me, ma notavo in lui qualche imbarazzo. Alla fine della cena dissi: “Allora possiamo parlare un po’ del documento?” Il Santo Padre  rispose: “Mi interessero’ della cosa, ci guardero’ dentro” e mi accompagno’ alla porta.”

“Me ne interessero’” e’ stato l’unico trofeo che portavo a casa con il mio lungo viaggio!? No! Non torno a mani vuote, ho potuto vedere finalmente coi miei occhi che Parolin manipola il Santo Padre. Lo ha obbligato a cenare con me ma non gli concede di assistere alla nostra discussione. Con cio’ mi ha voluto dire: “Si’, vedo che il Santo Padre ti vuol bene ma tu vedi che egli obbedisce a me. Vattene e non tornare piu’”.


Dopo 3 mesi di silenzio da parte di Papa Francesco, quando verso fine settembre, mandavo copia del mio libro “Per l’amore del mio popolo non tacero’” a tutti I cardinali, ho accluso una mia lettera con cui pregavo le Loro Eminenze di interessarsi della sorte della Chiesa in Cina (v. il mio blog). Ho ricevuto alcune gentili risposte con promesse di preghiera.

Uno spiacevole intermezzo capito’ quando il “neonato” decano del Collegio cardinalizio Card. Giovanni Battista Re credette suo dovere di rimproverarmi per quella mia lettera (non so con quale autorita’ perche’ il decano e’ solo il “Primus inter pares” senza nessuna autorita’; ma si sa che non e’ stata sua l’iniziativa). Risposi alla sua il primo marzo con un supplement il 10 marzo (v. mio blog).

Oggi 3 luglio un anno intero dopo quell’ultimo incontro con Papa Francesco non una parola e’ venuta da lui, avrei voluto scrivergli ma non sono sicuro se le mie lettere arrivano nelle sue mani, allora metto sul mio blog cio’ che voglio dire nella speranza che qualcuno glielo faccia avere in mano.


In questi ultimi 2 anni la Santa Sede ha fatto 3 cose riguardo alla Chiesa in Cina.

1. Prima ha firmato un accordo segreto con il Governo di Pechino sulla nomina dei vescovi.

La cosa strana e’ che esso sia segreto, non e’ neanche dato a me, un cardinale cinese, di averne visione, per cui non potrei neanche aver ragione per sostenerlo o disapprovarlo.

Una cosa si sa, esso riguarda la nomina dei vescovi e Papa Francesco dice che “il Papa avra’ l’ultima parola in materia.”

Se non posso vedere il testo cinese dell’accordo non sono sicuro se ci possa essere in esso una chiara affermazione che riconoscesse il Papa essere il supremo capo di tutta la Chiesa e percio’ l’autorita’ assoluta sulla nomina dei vescovi.

A dire il vero l’effetto dell’accordo non e’ molto evidente, perche’ anche senza un accordo c’era gia’ in pratica un modo non scritto di mutuo compromesso nel trovare un candidato accettabile da ambo le parti. E’ cosi’ che negli anni recenti molti vescovi sono stati ordinati con doppia approvazione. La Bulla di nomina, anche se non e’ permesso leggerla durante la cerimonia, la si proclamava davanti ai vescovi e preti in sagrestia prima dell’inizio della cerimonia.

Le due recenti ordinazioni episcopali, poi, hanno avuto la doppia approvazione gia’ molto tempo prima della firma dell’accordo.

Riguardo alla questione se al termine dei due anni si rinnova o no l’accordo, non abbiamo nessun elemento per averne un’opinione.

2. La seconda cosa e’ molto piu’ seria della prima: la Santa Sede ha legittimato 7 vescovi ordinati senza mandato pontificio e percio’ scomunicati.

Prima e dopo la Rivoluzione Culturale il governo ha forzato parecchi preti a ricevere l’ordinazione episcopale illegittima. Quelli che rifiutarono vennero mandati in prigione o ai campi di lavoro forzato dove molti morirono. Molti di quelli che hanno accettato l’ordinazione non sono persone cattive.

Al tempo della politica di apertura del governo, specialmente quando era Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione Card. Jospeh Tomko, molti di tali vescovi illegittimi hanno avuto la possibilita’ di presentare umili suppliche alla Santa Sede per essere legittimati. La Santa Sede, dopo dovuta investigazione, li ha legittimati con grande consolazione e incoraggiamento dei vescovi e del loro popolo.

Infelicemente dopo il ritiro per limiti d’eta’ del card. Tomko, attorno all’anno 2000, la gente nel Vaticano, infatuatasi della Ostpolitik, adotto’ la politica di arrendevolezza con i comunisti cinesi. Gli opportunisti, che consideravano l’episcopato come carriera, si infiltrarono nella Chiesa e si fecero ordinare vescovi. Sette di questi, sostenuti dal governo, per molti anni, sfidando la dottrina e la legge della Chiesa, sotto la direzione del Partito Comunista Cinese hanno lavorato zelantemente per rendere la Chiesa schiava del Partito.

Nel settembre 2018 oltre che firmare un accordo con la Cina il Vaticano ha legittimato i 7 vescovi in una maniera che ci sbalordisce.

In un primo momento pensavamo che il Papa avesse solo tolto la scomunica  riaccettando nella Chiesa i 7. Supponevamo che avessero riconosciuto i loro errori ed ottenuto il perdono dal Papa. Ma non ci e’ stato possibile constatare nessun segno di pentimento e di gratitudine.

Piu’ tardi veniamo a sapere che il Papa ha dato la giurisdizione di quelle diocesi ai 7. Questo ci stupisce assai, Egli ha dato le pecore in bocca ai lupi? I 7 non hanno cambiato per niente la loro condotta. Riaffermarono la loro fedelta’ al governo ateo; invece di dimostrare riconoscenza per il generoso perdono del Papa, vanno cantando trionfo dappertutto: “guardate, come siamo stati intelligenti a stare dalla parte del governo. Siamo vincitori. Come sono stati stupidi quei vescovi che hanno ciecamente seguito il Vaticano, ora devono perfino cedere a noi il loro episcopato (Shan Tao e Ming Tong)”.

Ci avevano detto che l’accordo firmato era per garantire che i vescovi fossero veramente pastori del popolo di Dio. Quei 7 lo sono? Dal Vaticano viene un coro di giubilo:”ora tutti i vescovi in Cina sono legittimi!” Ci sentiamo veramente confusi e allibiti. Parolin dice che questo e’ solo l’inizio di un viaggio. No! questa e’ la fine della degradazione!

3. La cosa piu’ crudele e’ cio’ che avvenne attorno questo tempo l’anno scorso come ho narrato poc’anzi. Con “Gli orientamenti pastorali” il card. Parolin ha dato il colpo di grazia alla Chiesa in Cina.

Anzitutto ha soffocato la mia voce facendo sparire alla chetichella la Commissione per la Chiesa in Cina. Poi ha mandato in esilio l’Arcivescovo Savio Hon ad Atene (giovedi’ scorso la prima lettura della Messa veniva dal profeta Amos “Amazia disse ad Amos: “Vattene veggente, ritirati nel paese di Giuda”, la’ mangerai il pane e farai il profeta. Ma a Bethel non continuare piu’ a fare il profeta, perche’ questo e’ il santuario del re ed e’ la casa del regno”.)

Parolin da solo ha completato la trilogia dell’assassinio della Chiesa in Cina.

Egli incoraggia quelli della comunita’ clandestina a farsi membri dell’Associazione Patriottica, membri cioe’ di una Chiesa scismatica, a cantare “i canti di Sion” nella gabbia, come gli schiavi ebrei “presso il fiume stranier” (Salmo 137).

Egli permette che il governo confischi le chiese della comunita’ clandestina, che proibisca ai preti clandestini di celebrare Messa nelle case private e che i minori di 18 anni siano tenuti fuori dalle chiese e da ogni attivita’ religiosa.

Siccome la Santa Sede non nominera’ piu’ vescovi per la comunita’ clandestina, questa morira’ di morte naturale (ma la fede vivra’, come una volta nelle catacombe). 


Mentre tutti gemono davanti allo spauracchio della legge della National Security, come posso io essere cosi’ egoista a pensare solo alla mia Chiesa?

La liberta’ del popolo e la liberta’ religiosa non possono separarsi l’una dall’altra. In Cina non abbiamo liberta’ religiosa perche’ tutto il popolo non ha liberta’; e se alla religione e’ negata la liberta’, essa non sara’ piu’ in grado di aiutare il popolo a lottare per la liberta’.

Se Hong Kong perdera’ la sua liberta’, la Chiesa non sara’ risparmiata, e se la Chiesa perdera’ la sua liberta’, non potra’ piu’ difendere la liberta’ del popolo.

Quando tutta la societa’ deve affrontare la sfida di scegliere tra il giusto e l’iniquo, puo’ la Chiesa dispensarsi e godere la sua pace nella sua nicchia? No! non e’ possibile, non e’ permesso!

Ci viene chiesto nella presente situazione di mantenerci in una posizion“unita”. Ad ogni costo? Uniti nella verita’ o nel compromesso? Ascoltiamo ancora Amos (capo 5): “Cercate il bene e non il male…odiate il male e amate il bene e ristabilite alla porta il giudizio, forse sara’ clemente Jahve’, Dio degli eserciti, con il resto di Giuseppe”. Il Signore non si compiace delle nostre offerte e dei nostri canti, ma che “il diritto scorra come l’acqua e la giustizia come un torrente perenne”.

Perche’, mentre tutte le nazioni gridano all’ingiustizia, manca proprio la voce del Vaticano? C’entrano davvero i soldi? Perche’ il Vaticano non viene fuori a smentire la calunnia?

Alla fine lasciamoci consolare ed incoraggiare dalle parole di speranza del profeta  Amos: “In quel giorno rialzero’ la capanna caduta di Davide, riparero’ le sue brecce, rialzero’ le sue rovine e la ricostruiro’ come ai tempi di una volta (“ristabilire Hong Kong!”)…ecco viene un tempo…cambiero’ la sorte del mio popolo Israele, ricostruiranno le citta’ distrutte, vi abiteranno e pianteranno vigne e ne berranno il vino…piantero’ i giardini nelle loro terre e non saranno piu’ divelti via dalla terra che ho dato loro (Amos capitolo 9)”. (“See you there” – Arrivederci vicino al Palazzo del Consiglio Legislativo dove ha avuto inizio la resistenza popolare alla tirannia).

(Grazie Cardinal Charles Bo per aver parlato in difesa dei diritti umani).

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