In dialogo con P. Giampietro sul Vaticano II (tradotto dal mio blog del 26 Luglio da Sabino Paciolla)

Padre Giampietro ha iniziato una serie di articoli scritti e video per commemorare i 50 anni del Vaticano II, presentando un recente libro di un teologo australiano, Ormond Rush, “The Vision of Vatican II”.

Il Vaticano II si è svolto 50 anni fa, ma sicuramente non appartiene al passato, la sua luce guida ancora oggi la Chiesa attraverso l’oscurità del suo cammino.

Io e Padre Giampietro siamo quasi coevi. Quando ha lasciato l’Italia per venire ad Hong Kong come sacerdote missionario appena ordinato, io mi sono trasferito in Italia per proseguire gli studi di teologia in vista dell’ordinazione sacerdotale. In quel periodo Giovanni XXIII annunciò l’intenzione di convocare un Concilio Ecumenico e noi giovani sacerdoti e seminaristi accogliemmo l’annuncio con giubilo.

L’ultimo Concilio Ecumenico (Vaticano I) era già concluso da 90 anni e con l’infallibilità papale proclamata in quel Concilio, pochi si aspettavano un altro Concilio Ecumenico.

Ma nei 90 anni di storia sono avvenuti rapidi e profondi cambiamenti nella società in molti campi. Una valutazione approfondita della nuova situazione in cui la Chiesa si è venuta a trovare fu fortemente sentita come necessaria.

Dal primo articolo di Padre Giampietro posso capire quali aspettative del concilio si nutrivano nella sua mente. Diceva: “dai 19 ai 24 anni ho realizzato grandi cambiamenti nel mio modo di pensare”: allontanarmi dalla “cultura tridentina” attraverso diverse letture, alcune delle quali appartenevano alla “letteratura proibita”.

Quanto a me, sono cresciuto a Shanghai fino a 16 anni. L’esperienza dell’invasione straniera e della povertà ha fatto parte della mia infanzia, ma d’altra parte ho ricevuto una ricca formazione di fede cattolica dai gesuiti francesi prima, e poi dai salesiani di don Bosco, quella fede e la gioia che l’accompagnava hanno sempre regnato nel mio cuore nonostante tutte le difficoltà della vita.

Nel 1948 mi trasferii a Hong Kong giusto in tempo per evitare la dittatura atea. La vita a Hong Kong era più comoda che a Shanghai, ma il fervore religioso e la gioia spirituale continuavano a crescere negli anni del noviziato, degli studi filosofici e della formazione al lavoro salesiano.

Quando nel 1955 sono stato mandato dal mio superiore religioso a studiare in Italia (Torino) avevo 23 anni, più o meno 3 anni prima che Padre Giampietro lasciasse l’Italia per Hong Kong. Ciò significa che mi sono trovato in una situazione simile a quella descritta da Padre Giampietro in quella breve citazione. Anch’io ho “realizzato grandi cambiamenti nel mio modo di pensare”. Nella Pontificia Università, con studenti provenienti da tutti i continenti, mi sono trovato nel vero grande mondo, in una Chiesa per me nuova, che era in uno stato di risveglio e di confusione. “Era fortemente sentita la necessità di una valutazione approfondita della situazione”.

A me, un giovane dalla mentalità semplice, la situazione “italiana” di quei giorni appariva molto “nervosa”, “sulla difensiva”.

P. Giampietro ha parlato della “letteratura proibita”. Anche nella Chiesa italiana si vedevano tracce di un governo in stile “fascista”. Pochi teologi italiani hanno osato scrivere, la maggior parte dei libri teologici in italiano sono stati tradotti da altre lingue europee.

(Un giorno 4 cardinali italiani, notoriamente conservatori, hanno fatto pressione sui superiori salesiani per licenziare il nostro professore di etica sociale, considerato troppo “progressista”. Ma per fortuna, quello fu un episodio isolato).

La comunità dei docenti della nostra Università era di vedute abbastanza larghe da lasciar crescere “il grano e la zizzania insieme”: come studenti di un’università ci era permesso di essere informati su tutte le molte “correnti” di idee nella Chiesa, ma i nostri professori sono stati anche abbastanza saggi da aiutarci a distinguere la differenza tra le due.

Temo che sia stato questo “fascismo nella Chiesa italiana” a provocare quella forte reazione, un’aspettativa di un Concilio “liberatorio”, per liberare la Chiesa dalla cosiddetta “Cultura Tridentina”.

Non ho letto il libro di Padre Ormond Rush, innumerevoli libri di questo tipo sono apparsi dopo il Concilio, presentano una visione “globale” del Concilio, i “principi fondamentali” dietro i molti documenti. Possono essere utili per aiutare ad avere una comprensione generale del Concilio, ma c’è un pericolo: una particolare presentazione “globale” del Concilio può non essere fedele ai documenti del Concilio, ma piuttosto una sua comprensione soggettiva.

Ripeto: non ho letto il libro di P. Rush, ma mi permetto di dire che la presentazione “completa” della visione conciliare di P. Giampietro sembra essere sfuocata. Nell’articolo sembra affermare che il Vaticano II ha il merito di annullare il “Tridentino” come la pulizia dell'”Ultimo giudizio” di Michelangelo. Questa sarebbe una visione estremamente negativa e terribilmente ristretta, e soprattutto: fuori fuoco.

Partiamo dai fondamentali.

A cosa servono i Concili Ecumenici?

Non sono per la creazione di una nuova Chiesa, ma per una nuova comprensione di sé. La Chiesa è stata fondata da Gesù Cristo sugli Apostoli. La conclusione del Primo Concilio Ecumenico di Gerusalemme ha dichiarato: “È stato deciso dallo Spirito Santo e da noi stessi (apostoli)…”.

Guidati dallo Spirito Santo i Concili Ecumenici sono le pietre miliari del cammino della Chiesa attraverso i secoli, accumulano un ricco patrimonio e mostrano sempre più luminoso il vero volto di Cristo, il Redentore dell’umanità.

I vescovi, protagonisti del Vaticano II, hanno lavorato duramente dal 1959 al 1965.

Sono stato a Roma dal 1961 al 1964, lavorando intensamente alla mia tesi di dottorato in Filosofia. Nel tempo libero, come altri giovani sacerdoti e seminaristi a Roma, mi divertivo ad ascoltare tutte le notizie e i pettegolezzi quotidiani sul Concilio; le battaglie feroci sullo stereotipo dello spartiacque tra conservatori e progressisti; i Padri conciliari che si accusavano a vicenda con volantini che volavano su piazza San Pietro… Le barzellette! (Certo la cosa più memorabile fu quella commovente “buona notte”, pronunciata l’11 ottobre da Papa Giovanni XXIII, dal suo studio, ai fedeli in piazza San Pietro sotto la luna splendente, che salutò dicendo: “fate una carezza ai vostri figli, a nome mio”).

C’è un detto, non lontano dalla verità: un Concilio Ecumenico parte dagli sforzi umani, poi viene il diavolo a creare problemi, ma alla fine lo Spirito Santo porta tutto ad un lieto fine.

Il seme del Vaticano II è stato seminato nella mente e nel cuore di molti fedeli molto prima del 1959, poi il Papa ha convocato il Concilio e ha istituito la Commissione Preparatoria, che ha raccolto materiale da tutte le Chiese e ha redatto i documenti di lavoro; poi i feroci dibattiti in sala. Nel processo a volte la carità e le buone maniere lasciavano a desiderare (veniva il diavolo!); poi le molte riscritture dei documenti (a volte si spendevano giorni per una sola frase o parola. Quanto sono ingrati coloro che disprezzano i “minuscoli dettagli” a favore dello “spirito comprensivo” del Concilio), solo grazie a un lavoro così duro è stato possibile raggiungere quella quasi unanimità nell’approvazione dei documenti finali.

Il frutto del Vaticano II sono quei 16 Documenti, in particolare le 4 Costituzioni. Attraverso quei documenti si sente la vera voce dello Spirito Santo.

Seminari, presentazioni complete, analisi comparative, ecc. sono mezzi utili per comprendere il Concilio, ma non ignorando i Documenti stessi o manipolando i Documenti.

Purtroppo, la polarizzazione tra conservatori e progressisti non è scomparsa dopo il Concilio. P. Giampietro parla di coloro che hanno avuto difficoltà a capire, o addirittura si sono rifiutati di accettare le “novità” nelle decisioni conciliari: sono i conservatori estremi; ma ci sono anche i progressisti estremi che sostengono che ora tutto può cambiare nella Chiesa.

La Chiesa è un corpo vivo che certamente cresce e cambia, ma, come dice il Cardinal John Henry Newman, lo sviluppo è “omogeneo”, cioè non altera l’identità sostanziale. Un ragazzo cresce fino alla maturità ed è sempre la stessa persona.

I conservatori estremisti dicono: la Chiesa dopo il Vaticano II non è più la Chiesa cattolica in cui ho ricevuto il battesimo. Ma tu sei stato battezzato in una Chiesa che crede in un’unica Chiesa apostolica, guidata dal Papa e dai Vescovi come autentici maestri di fede.

Gli estremisti progressisti dicono: prima del Concilio non era consentito cambiare nulla, ora con il Vaticano II sono stati fatti molti cambiamenti, quindi, molte cose dovrebbero poter cambiare anche in futuro. Sì, ma solo per decisione della legittima autorità, non per scelta arbitraria di qualcuno, e sicuramente non annullando il passato. Lo Spirito Santo di oggi non contraddice lo Spirito Santo di ieri.

Permettetemi di spendere qualche parola su questo “Complesso anti-tridentino”.

È vero che la maggior parte dei Concili Ecumenici della storia sono stati convocati per affrontare una crisi (per esempio un’eresia), il Tridentino (1545-1563) è stato uno di questi. Ma combattendo l’eresia la Chiesa ha approfondito la conoscenza di se stessa.

Gli eretici dicono “sola scriptura”, “solo la Bibbia è sufficiente”. La Chiesa ha risposto: La Bibbia è preziosa ma è un libro, Gesù ha affidato la Sua Chiesa agli esseri umani viventi con la promessa della Sua Presenza e la guida dello Spirito Santo.

Gli eretici dicono “sola fides!”, “basta credere e si è salvati” La Chiesa risponde: la salvezza non è semplicemente una copertura di peccati che ci lascia interiormente ancora una “massa dannata”, la grazia ci trasforma radicalmente e ci viene data la capacità e il dovere di vivere una vita veramente “santa”.

(Oggi non li chiamiamo eretici, li chiamiamo fratelli, e giustamente. Ma di fronte al pericolo mortale si può essere scusati se si dimenticano le sottigliezze).

Nel Concilio sono stati forniti chiarimenti sulla natura dei Sacramenti, specialmente della Santa Eucaristia e del Sacerdozio.

Per un tale contributo di  arricchimento dell’insegnamento della Chiesa al deposito della fede, come possiamo non essere grati al Signore?

Nella ricerca delle cause delle proteste da parte dei Protestanti, il Concilio Tridentino ha riconosciuto gravi carenze nella formazione e nella cura del clero. Sono stati concordati sapienti ed efficaci rimedi e quindi un formidabile risveglio della fede, della pietà e dello zelo missionario: questa è la riforma cattolica o “Controriforma” in opposizione alla riforma protestante. Credo che sia io stesso che P. Giampietro siamo i beneficiari di questa riforma.

Chi protesta sostiene che “il latino è inventato dal diavolo”! Andiamo! La Chiesa ha salvato la cultura greco-romana (letteratura filosofica, arte, musica) e l’ha usata per educare gli invasori “barbari”, dopo la caduta dell’Impero Romano, ponendo le basi della moderna civiltà europea.

Alcuni potrebbero non sapere che i filosofi e gli scienziati moderni erano ancora soliti scrivere in latino (Francis Bacon 1561-1626, Galileo Galilei 1564-1642, René Descartes 1596-1650, Gottfried Wilhelm Leibniz 1646-1716, Immanuel Kant 1724-1804).

La teologia tridentina, soprattutto in latino, ha salvato la fede della Chiesa dei laici, e la liturgia tridentina in latino con il canto gregoriano (compreso il “dies irae”) ha alimentato la pietà di generazioni e sostenuto il coraggio di innumerevoli martiri.

Suona blasfemo dire che il Vaticano II ha dovuto ripulire la Chiesa dalla “sporcizia” tridentina.

Allora, non stiamo parlando di visione? La visione è guardare avanti, non indietro. La visione del Vaticano II è nel discorso di apertura di Papa Giovanni XXIII dell’11 ottobre 1962: “dalla rinnovata, serena e tranquilla adesione a tutti gli insegnamenti della Chiesa, nella sua integrità e precisione, come risplende soprattutto negli atti conciliari di Trento e del Vaticano I, lo spirito cristiano e cattolico del mondo intero attende di fare un passo avanti verso una penetrazione dottrinale e una formazione delle coscienze che sia in più perfetta corrispondenza con la fedeltà alla dottrina autentica, studiandola ed esponendola attraverso le forme di ricerca e le formule letterarie del pensiero moderno”.

Questo è il significato di “aggiornamento”, non significa negare il nostro passato o seguire tutte le mode secolari!

Conclusione:

Ammiriamo il piano divino, l’unica storia di salvezza. Le libertà umane possono fallire, ma Dio guida la Chiesa in modo sicuro verso la meta. È un viaggio nella continuità non attraverso le rotture.

  • La storia di Israele è stata un continuo alternarsi di fedeltà e infedeltà. Ma la vera fede di Abramo, attraverso Maria, Gesù e gli Apostoli, ci è stata trasmessa.
  • Anche l’Antico Testamento ci appartiene, e la Chiesa del Nuovo Testamento è aperta a tutti.
  • I salmi sono preghiere che si adattano ad ogni situazione della nostra vita. La voce dei profeti suona ancora attuale per la Chiesa nella società moderna.
  • Dobbiamo essere grati alla cultura greca proprio per la parola “Homoousios” che ha aiutato la Chiesa ad esprimere con esattezza la natura divina di Gesù, vero Dio e vero uomo.
  • La lingua latina è stata fondamentale per mantenere unite a Roma le tante Chiese europee e missionarie. Il ricco patrimonio di secoli di musica liturgica e cerimoniali ha alimentato la pietà dei credenti. Perché dovremmo sorprenderci, se i giovani di oggi, pur accettando sinceramente la riforma liturgica della Chiesa, apprezzano ancora la Messa Tridentina?
  • La Chiesa prosegue il suo cammino “tra la tribolazione del mondo e la consolazione di Dio” (Sant’Agostino “città di Dio”) “per giungere all’unità nella nostra fede ed alla conoscenza del Figlio di Dio, fino a diventare l’uomo perfetto, pienamente maturo con la pienezza di Cristo stesso” (Ef 4,13).
  • Il Vaticano II è ben consapevole che gli errori persistono nel mondo, ma il Concilio non intende condannarli, vuole aiutare l’uomo a rendersi conto di come questi errori, soprattutto un ostinato rifiuto di Dio, non siano favorevoli alla vera felicità umana.

La Costituzione Pastorale sulla Chiesa nel mondo moderno, l’espressione più tipica della visione conciliare, elenca tutte le minacce e le ansie dell’uomo moderno, ma è pienamente fiduciosa che la Chiesa sia in grado di venire in aiuto all’uomo, se solo riuscisse a rivelargli il vero volto di Gesù.

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