“Piccoli profeti” non tanto piccoli

Le letture della Messa sono sempre così di grande ispirazione. Oggi e domani, leggiamo due pezzi del profeta Baruc. Egli è un discepolo di Geremia. Sembra che non sia stato deportato in esilio, ma era andato in Egitto, come la tradizione dice anche di Geremia.

Nel tratto che abbiamo letto questa mattina, il profeta si riconosce peccatore insieme con tutto il suo popolo e perciò meritevole del castigo divino, cioè, le condizioni di sconfitta di quel momento. Il tratto che leggeremo domani (forse non lo leggeremo, perché ricorre la festa del Santo Rosario) annuncia come consolazione la prossima liberazione da parte di Dio. Non posso non applicare questi messaggi al caso nostro, quando a Roma si è radunato un Sinodo senza precedenti. Tutti siamo desiderosi di risolvere le presenti difficoltà della Chiesa. Il profeta dice che tutte le difficoltà vengono perché non si è obbedito alla parola di Dio e dei profeti e consola il popolo dicendo che, se tornano ad obbedire alla parola di Dio e dei profeti, presto verrà la liberazione.

Ho l’impressione che qualcuno vede le presenti difficoltà della Chiesa come provenienti da un “clericalismo” che non ascolta il popolo, che allontana ed esclude i peccatori. Le parole del profeta ci devono far pensare che forse la causa sta nel non aver ascoltato la parola di Dio che si trova nella Bibbia, nella tradizione di 20 secoli, specialmente nel recente Magistero del Concilio Vaticano II, fedelissimamente rispettato dai Papi, coma il grande, Giovanni Paolo II, ha scelto come suo nome quello lasciato dal suo predecessore: Giovanni Paolo, con ciò voleva dire che non avrebbe avuto la sua politica, ma quella dei due realizzatori del Concilio, Papa Giovanni XXIII e Papa Paolo VI.

Purtroppo, non tutti hanno seguito l’ermeneutica della continuità. Chi è andato alla destra, chi è andato alla sinistra. Né gli uni né gli altri hanno salvato la nostra Chiesa. Gli uni sono diventati scismatici, gli altri si credono addirittura più fedeli al Concilio di quelli che tengono ferma la fede che viene dagli Apostoli. I discepoli di Lefevre sono stati pochi, ma quelli che hanno scelto di seguire la corrente del mondo tentano adesso di dominare la Chiesa.

È il momento di tornare alla parola di Dio, degli Apostoli, specialmente San Paolo, dei Papi, specialmente i recenti, non solo quello presente. Su questa parola dobbiamo pesare tutte le proposte che si presentano come medicine per un rinnovamento della nostra Chiesa.

Approfitto per dire che è un malinteso pensare che le Chiese Orientali prendono la parola “sinodalità” come quella di camminare con il popolo di Dio (e con ciò si intende i laici). I vescovi cattolici orientali ci dicono che col Sinodo non hanno mai inteso direttamente il camminare insieme di tutto il popolo, ma l’insieme dei Vescovi camminare con Nostro Signore Gesù Cristo.

Domani, festa del Santo Rosario, leggeremo gli Atti degli Apostoli che descrivono la preghiera della comunità primitiva con la presenza della Madonna. Non vi dispiaccia che io vi raccomandi una preghiera tradizionale della Chiesa: “Sub tuum praesidium” e una preghiera composta da San Giovanni Bosco: “O Maria, Virgo potens”.

 

 

(a Prayer composed by Saint John Bosco)

O Maria Virgo Potens

Tu magnum et praeclarum

in Ecclesia praesidium.

Tu singulare auxilium christianorum.

Tu terribilis

ut castrorum acies ordinata.

Tu cunctas haereses sola interemisti

in universo mundo.

Tu in augustiis, Tu in bello,

Tu in necessitatibus

nos ab hoste protege,

atque in aeterna gaudia

in mortis hora suscipe.

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